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PHILS Senza parole, senza rumore

  • Immagine del redattore: redazione-koverart
    redazione-koverart
  • 14 mar
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 17 mar


Corpi freddi, inanimati, senza il soffio vitale che li ravvivi. Oppure no, corpi vivi.

Nel momento in cui si osserva una scultura di Phils, si viene subito rapiti da un brivido di emozioni contrastanti e una domanda sorge subito interiormente: come fanno corpi d'acciaio a creare un’onda emotiva di tal portata?

E' come se la materia di cui sono fatti, finisse subito in secondo piano superata dal desiderio di indagare tali figure, tali pose, tali espressioni del viso. Vien voglia di guardarle da vicino, queste persone simili a robot ma allo stesso tempo lontane anni luce da essi. Vien voglia di mettere la propria faccia vicinissima ad una di loro e chiedere: chi sei? Parla con me! Apri i tuoi occhi!

Non sono nemmeno corpi interi, sono pezzi di corpi! Pezzi di corpi d'acciaio e gesso, senza colore se non il freddo azzurro dei volti. Eppure vivi, è innegabile. Con le opere di Phils l'arte ci svela uno dei suoi più grandi misteri, racchiuso nel modo (negli infiniti modi) con cui la materia inanimata prende vita e inizia letteralmente a interagire con chi la osserva.

Senza parole, senza rumore.


E così passeggiando in mezzo a queste presenze, si respira silenzio e pace, mistero, annuncio di momenti preziosi. Il tutto sprigionato da linee morbide a cui Phils piega il suo materiale che docilmente si fa vocabolo di poesie materiche. Sono figure incomplete, solitarie o in coppia, con il volto che guarda altrove, a qualcosa che forse noi non possiamo vedere: gli occhi sono chiusi come ad esigere intimità, rispetto di qualcosa di privato. Oppure semplicemente si lasciano osservare, non coinvolte dai pudori e dalle remore del mondo.



I volti esprimono dolcezza, affetto, forse amore.

Sono morbidi i suoi abbracci d'acciaio, sono invitanti le pose delle sue donne solitarie. Sembrano racchiuse in un’emozione eterna, quasi fossero persone vere rapite dai loro attimi più intensi per essere trasformate in figure di gesso e acciaio. Fondamentale aggiungere: con il loro consenso! Perché non si scorge sofferenza ma al massimo una lieve malinconia di chi ha scelto di rinunciare a qualcosa per andare oltre.


Incomplete, le forme umane di Phils, sembrano apparizioni fantasmatiche in versione contemporanea, come fossero composte da pixel che vanno e vengono in base alla potenza del segnale. Segnale che non proviene da un modem con l'interruttore, o dal mosaico di antenne e satelliti che abitano il globo e la sua atmosfera. E' un segnale che proviene da un altrove tanto impalpabile quanto vivo... un altrove invisibile non perché lontano oltre la nostra galassia, ma perché nascosto nelle profondità di chi ha concepito queste sculture.


Il seme di ogni figura è nel calco di gesso plasmato su vere persone che l'artista sceglie. E la posizione delle sue opere deriva da posture che l'hanno emozionato, coinvolto nella vita di carne ed ossa, e che ora rende, con un carico di "magia" non misurabile, tramite i materiali della sua arte. Eternamente immobili, queste figure suscitano una tempesta di emozioni che nulla ha a che fare con l'immobilità.

Non sono umane le figure di Phils, eppure non si può dire che non lo siano, forse per certi aspetti lo sono più di noi, invitanti alla riflessione, all’abbandono gentile a piacevoli pensieri e sensazioni. Nell’epoca della robotica e della smaterializzazione di tutto (ad ogni costo), queste materiche presenze sembrano portatrici di multiformi e contrastanti messaggi.


Rappresentano un modo per dire che nulla è inumano se nasce dall’estro artistico umano? Oppure nel loro essere fatte di fredda materia c’è nostalgia del morbido corpo umano? Io non credo: esiste qualcosa di più morbido di quelle forme d’acciaio? Il soffio vitale dell’arte spira nella mente dell’artista e attraverso le sue mani la materia prende forma e vita. Una vita misteriosa, di figure misteriose di mondi misteriosi che a noi non è dato vedere, solo immaginare, partendo dagli eleganti e morbidi indizi di questo acciaio discreto e gentile.


Miriam Fusconi

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