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La decima arte ovvero la riscossa dell’incompreso mondo dei videogame!

  • Immagine del redattore: redazione-koverart
    redazione-koverart
  • 5 set 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

I videogiochi sono stati ufficialmente riconosciuti come arte dallo Stato Italiano! Forse in pochi lo sanno, a parte gli amanti del genere e gli addetti ai lavori. Eppure non è affatto una news: la notizia risale a più di un anno fa quando arrivò tale "investitura" direttamente dal ministero della cultura in accordo con il ministro dell’economia.

Fu un grosso passo avanti per un'arte (è ormai il caso di dirlo!?) che da anni è protagonista, motore e motivatore, di una produzione e di un mercato in crescita continua.


Eppure sembra che il videogioco non sia ancora percepito come arte dalla maggior-parte delle persone che continua a vederli come "giochini" per "fissati" (passatemi il termine perché rende!).


Come sempre la realtà è fatta di più realtà: a quella degli scettici si contrappone quella dell'indiscutibile livello raggiunto dai videogiochi. Si presentano a tutti gli effetti come un'espressione artistica vera e propria.


E così da più parti arriva l'invito a "battezzare" il videogioco la "Decima Arte”.

Perché "decima"? Da dove arriva questa bizzarra idea si chiederà chi considera questi "prodotti" come incomprensibili passatempi da nerd. Ebbene questa idea proviene dalla classifica che il critico cinematografico Claude Beylie (1932-2001) propose nel secolo scorso:

La radio-televisione "ottava arte", il fumetto “nona arte”, e quindi il videogioco sarebbe la "decima arte".


Il motivo sta nel fatto che nei "game" confluiscono tutte le arti, sono come un contenitore multi-arte, spesso ricco di citazioni o indizi che spronano a volerne saper di più rispetto a determinati argomenti.


Sono cioè un invito alla conoscenza, cosa da non dare per nulla scontata. Inoltre, rispetto al cinema, anch'esso considerato un "contenitore d'arti", il videogioco ha una caratteristica unica: l'interattività.


Dunque: il videogame è frutto dell'ingegno creativo, è un "contenitore d'arti", invita alla conoscenza ed ha la caratteristica peculiare dell'interattività. Ancora troppo poco per definirla arte?


Sinceramente mi viene da dire che è più che sufficiente, ammesso e non concesso che ci possano essere dei "requisiti" per definire se una cosa sia arte o meno. La discussione è aperta, come sempre.

Nel frattempo i videogiochi continuano la loro crescita quantitativa e qualitativa, e non di rado, di fronte ad uno di essi, la parola che esce spontanea dalla bocca è: "capolavoro", anche da chi li conosce poco o per niente.

Forse basta questo per chiudere il "dilemma" che come spesso accade, dopo lunghe discussioni, si arriva alla conclusione che non esiste.


Viene da dire che il problema non si pone, infondo siamo già oltre. La realtà supera le parole che tentano di descriverla..

Probabilmente la questione se il digitale sia arte o meno, e così anche i videogiochi, è già vecchia: siamo già dentro al "sì" e dobbiamo attrezzarci: giocare il gioco. Miriam Fusconi

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