L'arte è un occhio che ti guarda
- redazione-koverart
- 27 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 29 giu 2022
LE ANIME DELL’ARTE
L'esperienza del "bello", secondo un infinito numero di filtri soggettivi, e la denuncia sociale, tramite un altrettanto infinito numero di modi.
Sono le due anime dell'arte: s'intrecciano da secoli (forse di più), da quando essa ha cessato di essere "solo" qualcosa che veniva commissionato da Papi e Re per chiese e palazzi per attestare il potere "spirituale” o temporale.
E forse anche allora queste anime esistevano già, come fuochi nascosti dentro ad ogni artista, o ad ogni aspirante tale.
Celebrare la bellezza della vita, nelle sue infinite forme o farne emergere tutto il carico di contraddizioni che porta con sé? O entrambe le cose?
Personalmente credo sia difficile tenere separati i due aspetti, e anche quando ci troviamo di fronte ad un'opera nata nell'intenzione dell'artista come esercizio meramente estetico (ammesso che sia possibile), essa può trasformarsi in altro nella percezione dell'osservatore.
Allo stesso modo, una creazione frutto del desiderio di denuncia o provocazione, può non sortire nessun effetto di quel genere, e piacere o disgustare a livello estetico.
L’ARTE E IL SUO TEMPO Oltre alla dimensione soggettiva che ha un ruolo sempre attivo, dal concepimento dell'idea artistica alla sua fruizione, credo che un'altra dimensione entri in gioco con tutta la sua potenza: il periodo storico in cui l'artista vive.
Ogni opera d'arte è intrisa dell'umore del suo tempo, del suo carico di sofferenza e di orizzonti.
A prescindere dal fatto che l'opera venga o meno esplicitata come "sguardo sul mondo", essa inevitabilmente lo è. Ma avviene anche il movimento contrario: ogni tempo subisce l'azione di chi lo popola, in primis della riflessione artistica che si sforza, o forse non può farne a meno, di aprire interrogativi o evidenziare punti esclamativi rispetto alla società e alle sue dinamiche.
Il terreno in cui l'arte affonda le radici non è costituito solo dalla storia intesa come qualcosa di esterno ma del pensiero e dell'azione di ogni persona. L'artista compie un'azione trasformatrice nel momento in cui partorisce un'idea e inizia a manifestarla nel mondo.
L’AZIONE DELL’ARTE Oltre alle dichiarazioni e ai manifesti, l'azione dell'arte è performante, sempre. Può essere pittura, scultura, installazione, digital-art, video, fotografia. L'artista che è interessato solo all'effetto estetico è testimone di ricerca, passione, impegno finalizzati a dare espressione visibile al "bello" che vede o "sente". L'artista che è mosso da una scossa di denuncia e che punta alla provocazione accende un faro verso problematiche odierne.
In entrambi i casi c'è un effetto che si attiva sull'osservatore, può essere il ricordo che "il bello" esiste ancora, e ciò può dare la forza di andare avanti con fiducia; o può essere una sensazione di indignazione che motiva al cambiamento.
In ogni caso l'arte ha esercitato una funzione storica, intramontabile: accendere luci cerebrali e animiche.
Il panorama artistico in cui viviamo è, almeno da decenni, particolarmente affollato e spesso ci si chiede se tutto (o quasi) sia motivato dal profitto, se le opere nascano come frutto del marketing o come prodotto mirante ad accumulare "likes". Un aspetto che andrebbe approfondito a parte (a cui probabilmente dedicheremo un altro articolo) ma che non deve distogliere dalla questione centrale e cioè l'azione dell'arte sul proprio tempo, secondo direzioni pensate o inaspettate.
Non importa quale sia lo strumento espressivo utilizzato, l'arte è un occhio che guarda il mondo e poi si gira verso di te, interrogandoti: perché sei qui? Io me lo chiedo spesso, e altrettanto spesso ciò accade di fronte ad un’opera d’arte. Questo articolo, lungi dall’essere esaustivo rispetto alle tematiche che sfiora, è un esercizio di riflessione che condivido con voi e con il mondo Goose Art, uno stimolate progetto di cui sono entrata a far parte recentemente. Un “mondo” da cui sta nascendo la prima pubblicazione del BookMag Goose Collection.
Miriam Fusconi
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