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Arte Digitale: NFT tramonto o nuova alba dell’arte?

  • Immagine del redattore: redazione-koverart
    redazione-koverart
  • 25 lug 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 26 lug 2022

" The Hero di M. Abramovic", immagine presa dal web

La bomba NFT è ormai ufficialmente scoppiata, e come sempre accade, quando una novità inizia a mettere radici e a diffondere i suoi rami, allora viene vista. Da qualcuno perseguita, da altri temuta.


Fino a poco tempo prima non veniva degnata di attenzione sebbene esistesse già e stesse in qualche modo crescendo.


E’ quello che è successo per l’arte digitale che vede gli NFT come una modalità di produzione di opere d’arte certificate. Ciò ha portato alla nascita della Crypto Art e ad un mercato di milioni di euro. Ed è proprio in quel momento che la “bolla” silenziosa degli NFT ha iniziato ad essere vista e a fare rumore, quando ha iniziato a generare mercato.


I Non-Fungible Token (NFT), erano materia riservata soprattutto al mondo “game” ma tutto è cambiato con la notizia di un collezionista che ha pagato 69 milioni Christie’s per un NFT di Beeple. In quel momento l’arte digitale entra nel dibattito artistico, o meglio del “mercato dell’arte”, perché la discussione è soprattutto in merito a questioni economiche e legali. Le possibili riflessioni sugli aspetti della riproducibilità o meno delle opere d’arte e sulla loro autorialità sembrano finite in secondo piano, solo sfiorate dagli addetti ai lavori.


Eppure l’arte digitale si è affacciata da tempo nel panorama artistico, ecco solo alcuni esempi, tra i più recenti:


-Nel 1996 la galleria Postmasters di New York vende opere di artisti digitali su floppy disk.


-Nel 2001 Steve Sacks apre a New York la Bitforms Gallery che vende solo opere digitali.


-Nel 2012 l’artista Carlo Zanni dà vita al progetto P€OPLE ¥rom MAR$ che permette di acquistare opere digitali in edizioni limitate e illimitate.


Ad ogni modo, è nell’anno in corso che gli NFT si conquistano il ruolo di protagonista del dibattito artistico generando una diversificata gamma di reazioni: diffidenza, prudenza, rifiuto, entusiasmo, introspezione.


C’è chi vi vede la naturale evoluzione del mercato artistico, di pari passo con un mondo che si sta sempre più digitalizzando, c’è chi vi scorge il definitivo tramonto della “vera” arte. Ma cos’è la vera arte? E poi dopo ogni tramonto non c’è sempre stata un’alba?


Di certo si può intravedere il tentativo di una nuova generazione di artisti di affermarsi, anche economicamente, in modo più autonomo, fuori dall’ufficiale “sistema arte” formato da istituzioni in cui da anni sembra sempre più difficile entrare in termini di visibilità, riconoscimenti, opportunità.


E’ la costruzione di un’alternativa rispetto ad un sistema percepito come stagnante, stretto, troppo chiuso rispetto alla marea artistica in movimento.


Molti “big” della scena artistica hanno dapprima reagito con sospetto a questa onda digitale ma poi hanno compreso che se c’è un’onda la cosa più logica, e anche divertente da fare, è cavalcarla.


Un esempio su tutti: Marina Abramović, la quale ripropone la sua opera “The hero” del 2001 in versione digitale. Il video dell’artista serba viene proiettato (fino al 13 agosto) su grandi tabelloni luminosi a Londra, New York e Seoul: su un cavallo bianco con in mano una bandiera bianca mossa dal vento.


Gli NFT ormai sono tra noi, facciamoci i conti, lasciamo che la loro presenza inneschi nuove sinapsi di creatività, e lasciamo aperta un’eterna riflessione con le parole di un artista che fu tra i precursori dell’arte contemporanea:


“L’arte o è plagio o è rivoluzione” (Paul Gauguin)


Miriam Fusconi

Yorumlar


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